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Come vendere online e restare conformi con il fisco straniero

Vendere online in vari paesi del mondo è un'opportunità da non lasciarsi sfuggire. Naturalmente, ci sono delle insidie da affrontare, una fra queste è la fiscalità straniera.

Tempo di lettura: 3 minuti

L’e-commerce ha un potere eccezionale, quello di far cadere le barriere fisiche e le distanze.

Soprattutto per il settore del fashion italiano, questo significa fare conoscere le sue raffinate manodopere su mercati esteri ad acquirenti che diversamente non potrebbero mai averne accesso e che invece grazie ad un click, le ricevono in cinque giorni al massimo.

Naturalmente, ci sono delle insidie da affrontare, una fra queste è la fiscalità straniera.

Ma con il giusto supporto, la difficoltà si può trasformare in opportunità.

LEGGI ANCHE: E-commerce a norma: come essere in regola con il fisco

Perché considerare l’espansione all’estero?

La risposta a questa domanda è in realtà un’altra domanda, perché limitarsi a vendere sul mercato nazionale, quando su quelli esteri ci sono grandissime opportunità?

Le opportunità di cui si parla sono sotto diversi punti di vista. Il primo è sicuramente la generazione di nuovi flussi di entrate da acquirenti esteri con un potere di acquisto più alto di quello italiano.

Inoltre, sconfinando all’estero si può dare una seconda possibilità ai propri prodotti. Alcuni capi che, non hanno appealing sul mercato nazionale, potrebbero essere un grande successo all’estero.

Infine, bisogna pensare che i competitor stranieri in ogni caso arriveranno a vendere sul mercato nazionale, Shein ne è un esempio. I venditori italiani possono quindi passare al contrattacco, aprendosi anche loro ai mercati esteri.

Quali mercati considerare nell’espansione all’estero?

Fuori dall’Italia ci sono infinite possibilità per i venditori italiani, particolarmente per gli operatori del fashion. Solo per dare un ordine di grandezza, basti pensare che l’acquirente medio inglese spende circa 2.400 euro all’anno online, il doppio di quanto faccia un italiano.

Le abitudini di acquisto cambiano radicalmente all’estero, gli inglesi appunto sono abituati a cercare direttamente nel web quello di cui hanno bisogno. Stessa abitudine appartiene ai tedeschi, che hanno un carrello medio annuo superiore ai 2000 euro.

Se andiamo su mercati un po’ più lontani come quelli americani o asiatici, arriviamo addirittura a cifre oltre i 3000 euro.

Questi numeri devono far riflettere, i mercati appena citati possono essere una vera “miniera d’oro” per i veditori nostrani. È pertanto arrivato il momento di sfruttare appieno le potenzialità dell’ecommerce e far viaggiare le proprie merci ben oltre confine.

Di quali strumenti fiscali c’è bisogno all’estero?

La fiscalità è una materia in continuo aggiornamento e con delle peculiarità legate ai singoli territori. Ad esempio, da quest’anno per chi vende in Germania o Francia, c’è l’obbligo di registrarsi per l’EPR, un eco-tributo per alcune categorie di prodotto come gli imballaggi.

Un altro esempio di strumento fiscale utilissimo in molti casi è la partita IVA, necessaria per stoccare all’estero. Avere il magazzino vicino al cliente agevola di gran lunga il venditore, in quanto il prodotto arriva prima e la gestione del reso è facilitata.

Oppure per chi è alle prime armi e opera solo in Europa con magazzino in Italia, può gestire l’IVA transfrontaliera con l’OSS, facendo così un unico pagamento invece che uno per ognuno degli stati dove vende.

Gli Stati Uniti sono ancora un mondo a parte, dove esistono regole fiscali federali e statali. Ogni stato infatti determina la tassazione sui propri beni e questa funziona in maniera un po’ diversa dall’IVA a cui siamo abituati.

Questi sono alcuni esempi, in generale è importante essere informati sulle regole del mercato dove si opera per restare conformi e non incorrere in sanzioni.

Come semplificare il rapporto con il fisco straniero?

La tassazione è spesso un argomento ostico per i venditori, talvolta anche per la mancanza di informazioni. Per questo motivo ci si affida al commercialista, che semplifica la vita dei venditori. Al pari di quella locale, la fiscalità estera necessita di qualcuno che ne sia esperto.

AVASK è una società che ha proprio sposato questa causa, specializzandosi in tassazione internazionale per e-commerce. Il seller può richiedere una consulenza, nella sua lingua madre, sulla strategia giusta da attuare sui mercati stranieri e insieme disegneranno un progetto su misura sulle sue esigenze.

AVASK poi si occuperà di registrazioni e dichiarazioni degli strumenti fiscali citati prima, permettendo al venditore di concentrarsi unicamente sul proprio business.

Francesco Ferrara
Francesco Ferrara
Copywriter e giornalista pubblicista, mi occupo della stesura di articoli relativi al marketing ed alla gestione dei negozi e siti online per negozianti, argomenti sui quali ho maturato una lunga esperienza sul campo con corsi, ricerche e studi specifici.

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