Come aprire la Partita IVA per un negozio fashion retail

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Tempo di lettura articolo: 6 minuti

Per avviare un’attività fashion retail è obbligatorio aprire la Partita IVA, perchè solo in questo modo sarà possibile lavorare in piena sicurezza ed essere in regola dal punto di vista fiscale.

La Partita IVA, infatti, è un codice numerico che identifica, in maniera univoca, ogni singolo contribuente e gli da rilevanza ai fini impositivi.

Ma quali sono le regole da seguire per avere una Partita IVA negozio?

Ecco alcune semplici dritte per affrontare tutta la procedura nel modo più giusto e corretto.

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Partita IVA commerciante: i modelli AA7 e AA9/11

La prima cosa da fare per aprire una Partita IVA è capire se si è lavoratori autonomi o imprenditori individuali, se c’è l’obbligo di iscriversi al Registro delle imprese o meno.

Una volta definito ciò, si passa alla compilazione degli specifici modelli, che saranno:

  • AA9/11 per chi vuole aprire la Partita IVA per una nuova ditta individuale o per una nuova attività autonoma
  • AA7 se si desidera aprire la Partita IVA per una nuova società, un nuovo ente o una nuova attività che abbia una forma societaria non riconducibile ad una singola persona fisica

Se si è liberi professionisti, il modello AA9/11 va compilato inserendo i dati anagrafici del titolare, il tipo di attività che si esercita, il luogo di lavoro, il volume d’affari presunto, una breve descrizione dell’azienda e il codice Ateco.

Il modulo va consegnato di persona, e in duplice copia, a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate, spedito mediante raccomandata postale, allegando la fotocopia di un documento di identità valido, oppure inviato per via telematica, in maniera autonoma o servendosi del proprio commercialista. 

La spedizione deve avvenire entro 30 giorni dalla data di inizio dell’attività; nello stesso tempo è possibile modificare il proprio modello AA9/11 nel caso ci fosse una variazione nei dati inseriti.

Partita IVA - modello AA9/11 per ditte individuali
Il modello AA9/11 per ditte individuali

Partita IVA online: quando è necessaria

Se invece si appartiene alla categoria degli imprenditori individuali, la procedura da seguire per aprire una Partita IVA richiede la cosiddetta Comunicazione Unica, che accorpa tutte le richieste che prima si facevano alla Camera di Commercio, all’Agenzia delle Entrate, all’Inps e all’Inail.

La procedura da seguire è esclusivamente via web: bisogna entrare nel sito del Registro delle Imprese e scaricare il software ComunicaStarweb dal quale compilare la propria pratica, alla quale bisogna apporre una firma digitale.

Per avere la ricevuta dell’invio dei documenti e le successive comunicazioni, invece, è necessario aprire una casella PEC. 

Prima di iscriversi al Registro delle Imprese, occorre però effettuare una denuncia di inizio attività presso il Comune di competenza, che consiste in un’autocertificazione di possesso dei requisiti di ordine morale (ossia non essere sottoposto a misure di prevenzione antimafia e di non aver riportato condanne tra quelle elencate nell’art. 5 del d. lgs. 114/1998) e di adempimento delle norme di carattere urbanistico richieste (destinazione d’uso del locale, impianti a norma, concessioni edilizie, ecc.).

Una volta protocollato il documento sarà possibile effettuare l’iscrizione al Registro delle imprese, sempre entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. 

Partita IVA agevolata: quando si può avere

Aprire un negozio con una Partita IVA agevolata è molto consigliato perchè presenta una procedura più economica e veloce rispetto al solito, permette di non sostenere i costi IRPEF e le imposte addizionali per i primi tre anni, con una semplificazione degli obblighi ed un’imposta pari al 10% sul reddito.

Per accedervi bisogna presentare l’apposito modello all’Agenzia delle Entrate entro trenta giorni dall’inizio attività, il quale deve testimoniare che sono stati rispettati i seguenti obblighi di legge:

  • essere un’unica persona che intende intraprendere una ditta individuale o un negozio a gestione familiare;
  • i ricavi annuali dell’azienda non devono superare i 30.987,41 € per prestazioni di servizi o 61.974,83 € per le imprese aventi per oggetto altre attività.

In caso manchino o si modifichino questi requisiti, il regime agevolato decade a favore della tassazione ordinaria.

Aprire Partita IVA con prestito d’onore

La Partita IVA con prestito d’onore è un’opportunità per tutti coloro che hanno intenzione di avviare un’attività autonoma tramite franchising o microimpresa. 

Il prestito d’onore (definito dal Dlgs. 21/4/2000 n.185) è un insieme di contributi a fondo perduto messi a disposizione ogni anno dallo Stato per l’apertura di nuove aziende e comprende agevolazioni economiche oltre all’assistenza tecnico-gestionale gratuita.

Possono aprire Partita IVA con prestito d’onore tutti i maggiorenni residenti in Italia da almeno 6 mesi o con permesso di soggiorno la cui scadenza è fissata oltre i 12 mesi dall’invio della domanda.

Non può richiedere tale finanziamento chi è già in possesso di Partita IVA, si trova in cassa integrazione o ha un contratto lavorativo di qualsiasi tipo.

La domanda va inviata, come risposta ad uno specifico bando, agli enti locali come Comune, Provincia, Regione, oppure ad Invitalia, il dipartimento del Ministero dell’Economia preposto a tali compiti.

Per aprire la Partita IVA con prestito d’onore, la nuova azienda (che avrà sede in Italia ed opererà nel settore della fornitura di servizi o della produzione di beni) dovrà necessariamente avere una durata di almeno 5 anni dalla concessione del prestito, e non sarà permesso cederla o fissare un contratto di diverso tipo anche nel caso in cui si riesca a restituire l’intera somma del finanziamento prima dei tempi stabiliti. 

Gli investimenti concessi per aprire una Partita IVA con prestito d’onore prevedono un contributo a fondo perduto di circa il 50% delle spese effettuate, con l’aggiunta di un finanziamento a tasso agevolato del 30% (che non può superare i 15.500 €) fino al raggiungimento della copertura finale del 100%.

Il prestito d’onore  può essere rateizzato in 5 anni e le spese di gestione per il 1° anno ammontano ad un massimo di 5.165 €; tra i costi sostenibili sono ammessi soltanto l’acquisto di macchinari ed attrezzature, impianti, allacciamenti, beni immateriali e ristrutturazione d’immobili entro il 10% del loro valore.

Partita IVA comunitaria: come fatturare all’estero

A seconda del Paese in cui un negoziante come te vuole concentrare i suoi affari, esistono diversi obblighi economici da sostenere, legati a regolamenti e tassazioni che variano da nazione a nazione.

Per rendere più semplice tutto il procedimento finanziario è possibile aprire una partita IVA comunitaria, dedicata esclusivamente alla fatturazione di operazioni eseguite all’interno dell’Unione Europea.

Per ottenere una partita IVA comunitaria è necessario compilare la Dichiarazione di inizio attività specificando la volontà di compiere operazioni intracomunitarie, in modo da essere inclusi nel VIES, l’archivio di tutte le Partite IVA europee.

La domanda va fatta online attraverso il sito dell’Agenzia delle Dogane barrando la voce “Operazioni Intracomunitarie” nel quadro I dei modelli AA7 ed AA9/11.

Se invece si è già in possesso di una partita IVA nazionale e si vuole trasformarla in comunitarie, bisogna fare l’iscrizione al VIES tramite l’Agenzia delle Entrata, telematicamente oppure con l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno.

L’esito dell’operazione viene comunicato entro 30 giorni.

I soggetti iscritti al VIES devono presentare trimestralmente gli elenchi riepilogativi delle operazioni intracomunitarie; questi elenchi devono riportare sia le vendite che gli acquisti di beni o servizi effettuati nella Comunità Europea.

L’Agenzia delle Entrate vigila formalmente sulla presentazione di questi elenchi e può decidere l’esclusione dal VIES per coloro che non assolvono l’obbligo richiesto per quattro trimestri consecutivi. 

L’esclusione avviene dopo aver informato il contribuente ed ha effetto a partire dal 60° giorno successivo alla data della comunicazione.

Un negoziante che opera con Paesi UE ma non si iscrive al VIES non incorre in una violazione di sostanza e può continuare la sua attività. 

Tuttavia, la mancata iscrizione è considerata una violazione di forma per la quale è prevista una sanzione di 250 €.

Quali sono i costi Partita IVA

Per quanto riguarda i costi inerenti l’apertura di una Partita IVA, per prima cosa va calcolata

l’iscrizione alla Camera di Commercio.

Le tariffe richieste per lo svolgimento di questa pratica sono di 50 €, più altri 50 € in marche da bollo.

Per il mantenimento, al primo trimestre si applica l’aliquota base di 38,50 € al mese (pagati in anticipo), con successiva variazione delle tariffe, saldabili con conguaglio a fine anno.

Durante i 12 mesi, i costi da sostenere saranno diversi a seconda della tipologia di Partita IVA, se rientra nel regime forfettario oppure nella contabilità semplice.

Chi apre una Partita IVA, inoltre, deve tenere in considerazione il pagamento dei contributi previdenziali INPS, che sono differenti a seconda della categoria professionale.

Per un commerciante, ad esempio, c’è un contributo minimo di circa 3.600 € annui anche se si fattura zero. 

I contributi minimi sono calcolati su un imponibile base di circa 15.000 €; se l’imponibile supera tale importo allora si dovrà pagare un’integrazione.

Partita IVA e-commerce: a cosa bisogna prestare attenzione

Anche i siti e-commerce richiedono l’apertura di una Partita IVA, ma solo se soddisfano i requisiti di stabile organizzazione, continuità e professionalità.

In caso contrario, se le vendite vengono fatte in maniera occasionale, i proventi online possono essere inseriti nella Dichiarazione redditi annuale alla voce Redditi Diversi.

Tuttavia, sul tema il Fisco non è mai stato troppo chiaro, in quanto non indica né un numero di transazioni né un volume di fatturato che stabilisce quando un’attività di vendita web può essere definitiva continuativa o solo sporadica.

In ogni caso, il nostro consiglio è quello di dotare sempre il proprio e-commerce di Partita IVA, magari ricorrendo alla formula agevolata nel caso in cui si soddisfino le condizioni richieste.

Per quanto riguarda invece la parte burocratica, i documenti richiesti per l’apertura della Partita IVA di uno shop online sono gli stessi richiesti per un negozio fisico.

Partita IVA: perchè affidarsi ad un professionista

Una volta aperta la Partita IVA, è bene affidarsi a qualcuno che ne tenga la gestione contabile, soprattutto se non si è esperti in materia.

Un commercialista, in tal senso, rappresenta un consulente di fiducia; la persona che saprà sostenervi durante il percorso di crescita personale e professionale. 

Non sottovalutatene le potenzialità, e, soprattutto, chiedete a lui qualunque cosa riguardi la corretta gestione della Partita IVA. 

La buona riuscita di un negozio fashion retail sta proprio nel dialogo serrato e nella fiducia reciproca tra l’imprenditore e il consulente

Se ci sono dei problemi dal punto di vista fiscale occorre intervenire in tempo, altrimenti si rischia di perdere molto.

Giuseppe Raiola
Copywriter & Social Media Manager MagicStore

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