A chi verrebbe mai l’idea di aprire un negozio in un paese considerato ormai dimenticato, abbandonato, praticamente quasi morto? Eppure molti abitanti chiedono di offrire incentivi a chi propone di aprire un negozio in paesi abbandonati come quelli di montagna e riportare persone o anche turisti in questi borghi affascinanti ma abbandonati.
La ricerca di Uncem
L’Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani) costituitasi nel 1952, è formata da circa 350 comunità montane, 4.195 comuni classificati montani, oltre ad alcune amministrazioni provinciali ed altri enti. La comunità si è dedicata alla ricerca di tantissimi borghi italiani che non hanno nessuna attività commerciale. La ricerca ha riportato proficui risultati secondo cui la maggior parte dei paesini privi di negozi sono montani.
Uncem non si è fermata solo alla ricerca, ma ha anche proposto una soluzione per salvare questi paesini dall’abbandono totale come ad esempio di abbassare le tasse e le imposte per chi sceglie di vivere e lavorare in montagna. Nello specifico, abbassando (nell’ordine esattamente riportato dalla ricerca) l’Irap, l’Irpef, il l’Ires e l’Imu ma, in primis, l’IVA (anche se è l’imposta più complessa da modificare), si potrebbe prevedere un aumento di popolazione in montagna e nello stesso tempo un aumento di attività commerciali.
Infatti Bussone, vice-presidente regionale, afferma “Nei paesi montani con meno di mille abitanti, il negozio sotto casa è l’ancoraggio della comunità. Luogo di aggregazione, prima ancora che di acquisto. La legge che la Regione deve costruire può dunque incentivare i centri multifunzionali, negozi che vendono prodotti e allo stesso tempo svolgono dei servizi… Se è vero che nelle aree montane quando chiude una scuola chiude un Comune, quando chiude un negozio intere fasce di popolazione sono a rischio.”
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L’esempio di Roaschia
La dimostrazione che volere è potere è data dal Comune di Roaschia, situato nella provincia di Cuneo e con soli 157 abitanti.
Partendo dall’idea di voler salvare il paese e garantire un servizio di base agli abitanti, Roaschia ha affittato un locale (con un costo simbolico di 100 euro l’anno) dandolo in gestione per 9.000 euro l’anno.
Il primo cittadino, Bruno Viale, in carica da un anno circa, spiega: “I soldi, tramite un buono spesa di 120 euro l’anno vengono dati al singolo residente. Se si tratta di una famiglia segnalata come in difficoltà dai servizi il contributo arriva a 600 euro. Il buono spesa è spendibile soltanto nell’esercizio commerciale comunale che vende tutto tranne gli alcolici”.