La moda negli ultimi anni è diventata sempre più etica, soprattutto alla luce degli sconvolgimenti climatici che stanno mettendo in ginocchio il nostro pianeta. Fino a poco tempo fa la moda era uno dei settori che causava la maggior percentuale di inquinamento, anche a causa della produzione “selvaggia” di capi d’abbigliamento alimentata dalla fast fashion.
Si tratta di una tendenza che, per assecondare le richieste sempre più variegate e per certi versi schizofreniche dei consumatori, punta a produrre un quantitativo enorme di accessori e capi d’abbigliamento che hanno vita breve e che presto finiscono a prendere polvere nell’armadio o, peggio ancora, nella pattumiera rendendo sempre più complicato lo smaltimento. Inoltre si tratta di prodotti di scarsa qualità, nati solo per soddisfare le esigenze iperconsumistiche dei clienti.
Le aziende di moda finalmente stanno adottando nuove soluzioni per una moda più etica, ciclica e rispettosa dell’ambiente circostante e in tale contesto è nato l’up-cycling. In questo articolo ti spieghiamo proprio cos’è l’up-cycling e come utilizzarlo nel modo corretto.
Indice
Cos’è l’up-cycling?
L’up-cycling non è nient’altro che il riutilizzo di abiti usati, una pratica tra l’altro molto diffusa fino a qualche decennio fa quando non c’era il benessere attuale.
L’up-cycling attuale chiaramente è stato riveduto e rivisitato in chiave moderna. In ogni caso sia la versione antica che quella moderna dell’up-cycling sono una necessità: prima per mancanze economiche, oggi per tutelare la salute del pianeta che tossisce sempre più forte e che ha una condizione di salute decisamente preoccupante.
Prima non era possibile acquistare tanti vestiti e si riutilizzavano più volte quelli già usati, magari con rattoppi qua e là. L’acquisto di vestiti nuovi era un lusso che pochi potevano permettersi.
Oggi invece quella tendenza consumistica che spinge ad acquistare di tutto e di più, anche quando non ce n’è bisogno, deve essere combattuta. I guardaroba delle famiglie sono sommersi di abiti, che una volta gettati vanno a ingolfare le discariche di tutto il mondo, per non parlare delle microplastiche prodotte da noi stessi che derivano dai lavaggi dei vestiti di poliestere che finiscono sulle nostre tavole sotto forma di pesce.
L’up-cycling non è quindi un’alternativa, è una necessità, e insieme ad altre pratiche virtuose come il second hand o la slow fashion sta diventando una tendenza molto diffusa tanto nelle piccole sartorie quanto nelle grandi aziende di moda.
Come funziona nello specifico l’up-cycling?
Ma le aziende come possono sfruttare l’up-cycling? Le soluzioni sono molto ampie e variegate. Può capitare che alcuni articoli, magari perché invenduti o perché danneggiati, presentano buchi o strappi. In condizioni normali quegli abiti andrebbero buttati, ma con l’up-cycling è possibile donare loro una seconda vita.
Bastano ago e file per sistemare e rattoppare capi d’abbigliamento con toppe, strass, applicazioni, spille e ricami. Quello che un tempo sembrava un’antiestetica toppa, con l’up-cycling diventa invece un valore aggiunto che rende ancora più originale un capo d’abbigliamento.
In tal caso sarebbe opportuno abbassare il prezzo, ma riuscirai comunque a vendere un articolo che altrimenti sarebbe finito nella pattumiera. I vantaggi così sono due: concludi una vendita e riduci il quantitativo di capi d’abbigliamento che altrimenti ingolferebbe le discariche.
Puoi avviare delle collaborazioni con sarte professionali e specializzate che, all’occorrenza, possono anche confezionare da zero un abito con materiale di scarto. Valuta la collaborazione con sarte 2.0 che puoi contattare tramite i social, che offrono servizi su misura come le modifiche o il restyling di abiti vecchi o danneggiati. I tuoi capi vivranno una seconda giovinezza a beneficio del tuo portafogli e dell’ambiente circostante.
Qual è la differenza tra up-cycling e re-cycling?
Una volta compreso cos’è l’up-cycling, è importante capire la differenza con altre tendenze che spesso vengono usate come sinonimi. Tra queste c’è ad esempio il re-cycling, che in realtà presenta differenze piuttosto evidenti che è opportuno conoscere.
Up-cycling può essere tradotto con riuso oppure riutilizzo e nella sostanza riporta a nuova vita un capo senza però snaturarlo e senza intaccarne le fibre. Il re-cycling invece è un processo ex novo che porta un indumento allo stato iniziale del suo ciclo di vita.
Facciamo un esempio per comprendere meglio. Se riutilizzi un maglione e lo rattoppi con qualche strass o spillette, stai facendo up-cycling. Se invece produci un maglione di lana con fibre di lana rigenerate, allora hai fatto re-cycling.
Qual è il processo più sostenibile? Difficile dare una risposta, poiché bisognerebbe conoscere il ciclo di vita di ogni singolo capo. Si tratta comunque di pratiche eco-friendly, anche se in linea di massima un capo d’abbigliamento rinnovato grazie all’intervento di una sarta professionale è generalmente più ecologico di un capo in fibre riciclate venduto da un grande brand internazionale.
In ogni caso l’up-cycling è un’ottima alternativa per chi, oltre ad avere un negozio di abbigliamento, si diverte a fare lo stilista. Grazie a questa pratica puoi apportare le modifiche e i rattoppi che ritieni più opportuni, sfruttando il tuo ingegno e la tua creatività per “giocare” a fare lo stilista e dare ulteriore linfa vitale alla tua passione.
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