Se ti stai informando sulle possibilità di aprire un franchising sicuramente avrai sentito qualche volta le parole “fee” e “royalty franchising”. Si tratta di due concetti diversi che però spesso vengono confusi. Entrambi sono delle quote che il franchisee deve versare al frachisor per potersi affiliare ad un determinato marchio. L’acquisizione dell’immagine e del know-how di un brand ha naturalmente un costo, esattamente come la formazione del personale. Alla fine di questo “dare e avere” il franchisor deve avere un margine di guadagno soddisfacente, mentre per il franchisee le spese devono essere sostenibili per garantire la buona salute del punto vendita in franchising.
Le differenze tra franchising fee e royalty franchising
La franchising fee, detta anche fee d’ingresso, è la quota che l’affiliato deve versare alla casa madre per aderire alla rete ed accedere così al know-how oppure per avviare l’attività in fase di setup. Si tratta di una sorta di quota d’iscrizione per usufruire di tutti i vantaggi derivanti dal marchio, dall’esposizione del logo all’acquisizione di strategie e tecniche di vendita ecc.
La royalty franchising invece è il corrispettivo economico mensile, fisso o variabile, che l’affiliato deve versare alla casa madre per godere nel tempo dei servizi e della notorietà derivante dall’esposizione del marchio.
Fattibilità, competitività e proporzionalità: i tre requisiti per calcolare il giusto prezzo
Come stabilire l’entità della fee o della royalty? In tal caso bisogna tenere presenti tre criteri fondamentali: la fattibilità, la competitività e la proporzionalità.
Secondo il principio della fattibilità la fee deve remunerare i costi sostenuti dalla casa madre per la fornitura all’affiliato di determinati servizi, come la progettazione del layout, la formazione, il marketing ecc. Su questa criterio si determinata il margine di guadagno per la casa madre, che ovviamente deve guadagnare e non perdere soldi.
Quando si stabiliscono le fee e le royalty è richiesta un’analisi dei competitor, ragion per cui è necessario valutare il criterio di competitività. Nello specifico è richiesta un’analisi di benchmark per presentarsi sul mercato del franchising con un prezzo competitivo. Per raggiungere tale obiettivo generalmente si possono seguire due strade: proporre prezzi più bassi rispetto alla concorrenza, oppure a parità di costi presentare un pacchetto di servizi più conveniente e con maggiori vantaggi per il cliente.
Infine bisogna tener conto del principio di proporzionalità che va a tutelare fondamentalmente il franchisee. Royalty e fee d’ingresso non devono gravare eccessivamente sul conto economico dell’affiliato, ma deve essere proporzionato al giro d’affari per garantirgli un margine di profitto adeguato e soddisfacente.
Fonte foto: pixabay