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I marchi di lusso cambiano strategia: prezzi più bassi per attirare la classe media

Come i grandi marchi di lusso stanno rispondendo alla crisi con strategie innovative, tra accessori accessibili e nuovi modi di mantenere l’esclusività.

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Le borse che fanno sognare, i cappotti di cashmere che incantano e quegli oggetti di design che rappresentano l’essenza del desiderio. Ma cosa succede quando i consumatori iniziano a guardare il prezzo con sospetto, a chiedersi se il lusso valga davvero l’investimento e a scegliere con più attenzione? Nel mondo del lusso, un settore abituato a dettare tendenze e a dominare l’immaginario collettivo, il cambiamento non è mai banale. Oggi i grandi marchi si trovano di fronte a una sfida inedita: preservare l’esclusività dei loro prodotti, rimanendo al contempo accessibili a una clientela sempre più attenta al valore.

Una nuova era per il lusso

Dopo anni di rincari vertiginosi, che hanno visto brand iconici come Chanel, Prada e Dior aumentare i prezzi delle loro borse di oltre il 50% dal 2020, l’industria del lusso sembra aver raggiunto un punto di svolta. Con una domanda in calo, specialmente tra i consumatori della classe media, i grandi brand stanno ridefinendo le loro strategie per continuare a essere desiderati. Stanno infatti ampliando l’offerta di prodotti cosiddetti “entry-level”, come cinture, sciarpe e portafogli, con prezzi che scendono sotto i 500 euro. Questi piccoli lussi, pensati per mantenere vivo il legame emotivo con i clienti che ambiscono ad oggetti di pregio e di valore, rappresentano una risposta alla necessità di rendere il lusso più accessibile, senza però compromettere il prestigio dei marchi.

I numeri raccontano la crisi

Il rallentamento della spesa per i beni di lusso non è solo una percezione, ma un dato di fatto. Secondo le rilevazioni di Citi, a novembre 2024 le vendite dei principali marchi di lusso negli Stati Uniti hanno registrato un calo del 6%, incupendo le aspettative per la stagione dello shopping natalizio. Gli analisti di RBC stimano una riduzione di 60 milioni di consumatori del lusso a livello globale, con il numero complessivo di acquirenti che si assesta ora sui 355 milioni. Le ragioni di questo declino sono molteplici e complesse: dall’inflazione crescente alla crisi immobiliare in Cina, passando per un sempre maggiore interesse verso le esperienze, come i viaggi e le attività culturali, rispetto all’acquisto di beni materiali. In questo scenario i grandi gruppi come LVMH, Kering e Richemont si trovano a dover affrontare un mercato più selettivo e meno propenso agli acquisti impulsivi.

Nuove strategie, stessi valori

“Qualità a prezzi interessanti”: questa è la promessa su cui marchi come Dior, Louis Vuitton e Burberry stanno costruendo il loro futuro. Per rispondere alle sfide attuali, i brand stanno puntando su linee di prodotti più accessibili, capaci di unire il fascino dell’esclusività con un prezzo più abbordabile. La piccola pelletteria, ad esempio, si sta rivelando un terreno fertile per il lusso “democratico”. Accessori come portacarte, braccialetti e cinture, proposti come regali ideali per le festività, stanno conquistando un pubblico più ampio senza compromettere la qualità o l’immagine del marchio. Anche il layout dei negozi si trasforma: Burberry punta sui cosiddetti “bar per sciarpe”, mettendo in evidenza la sua offerta di accessori in cashmere, mentre Gucci sperimenta con articoli lifestyle innovativi, come guinzagli per animali e foglietti adesivi di design, pensati per stupire e intrigare.

L’equilibrio tra esclusività e accessibilità

Nonostante queste mosse strategiche, i leader del settore sanno bene che un’eccessiva democratizzazione del lusso può rappresentare un rischio significativo. Come ha sottolineato il direttore finanziario di LVMH, Jean-Jacques Guiony, introdurre prodotti troppo economici potrebbe minare quell’aura di esclusività che è il cuore dell’identità di questi marchi. L’obiettivo è quindi trovare un equilibrio delicato: attirare nuovi consumatori, specialmente quelli della classe media, senza alienare i clienti più facoltosi e fedeli, che cercano nel lusso un’esperienza unica e inimitabile. È una partita complessa, in cui ogni mossa deve essere attentamente ponderata per evitare di compromettere il posizionamento di brand costruiti su decenni, se non secoli, di storia e prestigio.

Uno sguardo al futuro

Il futuro dell’industria del lusso si muove tra incertezze economiche e nuovi paradigmi di consumo. Le festività natalizie potrebbero rappresentare un momento di stabilità, ma le prospettive restano sfidanti, soprattutto nei mercati chiave come la Cina, dove la crisi immobiliare e la disoccupazione giovanile stanno frenando la ripresa. Secondo gli analisti, la domanda di beni di lusso appare sempre più fragile, ma anche più selettiva: i consumatori vogliono prodotti che giustifichino il loro prezzo, sia per qualità sia per valore simbolico.

In questo contesto il lusso non è più solo un oggetto, ma un’esperienza, un simbolo e una promessa. I grandi marchi, con il loro patrimonio di valori e tradizioni, devono dimostrare di saper evolvere senza perdere la propria anima. Se riusciranno a mantenere viva la magia che li contraddistingue, continueranno a ispirare desiderio e a offrire quel tocco di esclusività che rende unico ogni loro prodotto.

Foto: Pixabay

Francesco Ferrara
Francesco Ferrara
Copywriter e giornalista pubblicista, mi occupo della stesura di articoli relativi al marketing ed alla gestione dei negozi e siti online per negozianti, argomenti sui quali ho maturato una lunga esperienza sul campo con corsi, ricerche e studi specifici.

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