Approda fuori concorso al Festival di Venezia “Salvatore – Shoemaker of Dreams”, il documentario sulla vita di Salvatore Ferragamo firmato Luca Guadagnino. Il film va ben oltre la straordinaria vita dello stilista italiano, ma è un omaggio alla resilienza ed alla tenacia di quest’uomo che, partito dal nulla, è diventato uno dei marchi più prestigiosi e rinomati a livello mondiale.
Guadagnino riconosce il genio di Ferragamo, che trasmette valori edificanti come la determinazione e la capacità di rialzarsi anche dopo le sconfitte. La vita dello stilista avellinese infatti non fu una cavalcata trionfale verso il successo, ma costellata da tante cadute e difficoltà alle quali però seppe rispondere sempre nel modo migliore.
“Salvatore – Shoemaker of Dreams”, la vita di Salvatore Ferragamo
Luca Guadagnino parte delle origini di Ferragamo, nato a Bonito, un piccolo paesino di Avellino. Il piccolo Ferragamo voleva emulare il ciabattino fuori casa, ma la famiglia lo osteggiò. I suoi genitori erano contadini, un mestiere umile ma comunque considerato superiore rispetto al calzolaio, il ceto più basso dell’intera popolazione. In un negozio in provincia di Napoli, a Torre del Greco, mosse i primi passi come apprendistato, poi con una valigia con pochi abiti ma piena di sogni decise di partire verso gli Stati Uniti alla ricerca del “sogno americano”.
Negli States raggiunse il fratello che lavorava come operaio in un’industria di calzature. Rimase allibito dalle scarpe pesanti e rozze che venivano prodotte in serie. Si trasferì quindi in California, dove il suo genio stilistico iniziò a fiorire di pari passo con l’industria cinematografica. Nel 1927 tornò in Italia e si stabilì a Firenze, dove creò il suo primo laboratorio.
Nel periodo di massimo splendore però Ferragamo dovette fare i conti con il destino, che si divertì a collocare diversi ostacoli lungo il suo percorso: la morte del fratello, la crisi economica successiva al crollo della Borsa di Wall Street del ’29 e la penuria di materie prime durante la seconda guerra mondiale.
Ogni volta però Ferragamo seppe reinventarsi, rialzandosi sempre e trovando nuove strade per il successo. Nel 1960 lo stilista visionario morì, ma la fama internazionale del suo marchio è rimasta intatta grazie alla moglie prima (morta nel 2018) ed ai figli poi che oggi portano avanti l’attività del padre.
Luca Guadagnino celebra il genio di Ferragamo
Il documentario di Luca Guadagnino dura due ore, ma riesce a tenere il pubblico incollato allo schermo dal primo all’ultimo minuto. Vengono raccolte anche le testimonianze di personaggi illustri, Martin Scorsese su tutti. Il racconto è affidato alla voce calda di Michael Stuhlbarg.
Guadagnino racconta la storia di Ferragamo come un film d’avventura, in un susseguirsi di documenti storici ed interviste di grande interesse. Il regista palermitano descrive la passione quasi ossessiva dello stilista per le scarpe, considerate vere e proprie creature viventi.
Ferragamo infatti non si accontentava di realizzare scarpe dal fascino incredibile e visionario, che anticipavano anche molte mode, ma riteneva che dovevano calzare perfettamente su ogni piede.
Per questo motivo decise di studiare anatomia umana, ingegneria chimica e matematica all’università di Los Angeles per capire come il peso del corpo venisse percepito dal piede e quindi come progettare le calzature su basi scientifiche.
Guadagnino ribadisce come Ferragamo, nonostante la lontananza, fosse rimasto sempre molto legato al suo paese d’origine ed alla sua famiglia. Il percorso di Ferragamo si conclude quindi in maniera ciclica, con la partenza ed il ritorno ad un piccola comunità.
Nella permanenza negli Stati Uniti Ferragamo realizzò le calzature per le dive del cinema muto, ma anche i primi stivali western del cinema. In Italia Palazzo Spini Feroni, dove Ferragamo aveva stabilito la sua sede, divenne meta di molte attrici del cinema, di personaggi vip e membri di famiglie reali alla ricerca di scarpe straordinarie per qualità ed inventiva.
Nonostante tutto Salvatore Ferragamo rimase quel semplice ragazzo partito da un piccolo paese dell’avellinese, quindi la fama ed i soldi non cambiano l’autenticità delle persone: questo è il senso del documentario di Guadagnino.
Fonte foto: fondazionesalvatoreferragamo.it